venerdì 18 aprile 2008

Alcune ragioni...

Allargo il blog ad altri...Ho chiesto a Paolo, il ragazzo della foto, uno dei compagni di viaggio, di scrivere qualcosa sulle tante ragioni del nostro essere qui'...
Eccolo.
Grazie.

A Nadia e le sue amiche e i suoi amici.
Ciao a tutti, mi chiamo Paolo e sono uno dei quasi cinquanta colleghi di Nadia, che, proprio come lei, ha aderito, da poco più di tre mesi, a questa missione sudanese, mixando avventura, capacità di adattamento, desiderio di nuove esperienze e spirito missionario.
L’ospedale che abbiamo trovato a 6000 Km di distanza dall’Italia, nella periferia di una città come Khartoum (megalopoli arabo africana da più di 7 milioni di abitanti), è apparso a tutti noi come un miraggio, un gioiello di tecnologia ed un esempio svizzero di pulizia ed organizzazione, costruito da poco più di un anno, per diventare un centro cardiochirurgico all’avanguardia.
Il modo in cui viene gestito, il tipo di patologia che va a curare ed i costi che questa struttura richiede per il trattamento chirurgico della patologia cardiovascolare, ha imposto in tutti noi un’ ampia riflessione.
Il Sudan, paese in pieno sviluppo economico, che grazie allo sfruttamento delle risorse petrolifere ed al conseguente ingresso di capitali stranieri, vede un graduale miglioramento delle condizioni di vita di alcuni dei suoi cittadini, rimane pur sempre un paese dell’Africa subsahariana, pieno di contraddizioni sociali, di povertà ancora tangibile ai margini delle sue nuove strade asfaltate.
Ed allora, perché un ospedale gioiello, che tratta chirurgicamente, patologie cardiache a costi tanto elevati, in piena Africa?
La risposta è parzialmente intuibile analizzando il nome del nostro centro (Salam Center significa Centro della pace) e viene puntualmente confermata, giusto per spazzare ogni nostro “periodico” dubbio, dal medical coordiantor della missione.
Il Sudan è il più grande per estensione, dei paesi africani e confina con nove stati (Chiad, Repubblica Centro Africana, Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Etiopia, Eritrea, Kenya, Libia ed Uganda) i quali, a causa dell’instabilità politica e delle continue guerre di confine, hanno potuto “comunicare” pochissimo negli ultimi decenni, stanziando così, sempre molti fondi per lo sviluppo bellico e sempre troppo pochi per l’assistenza sanitaria.
Emergency, con la costruzione del Salam Center e la prossima realizzazione di centri satelliti in ognuno dei nove stati confinanti, si propone di creare un network sanitario, in grado di fare fronte alle esigenze cardiologiche /cardiochirurgiche di questa immensa area subsahariana e contemporaneamente, incrementare i rapporti di politica estera e di cooperazione tra Sudan ed i nove stati confinanti, che altrimenti, difficilmente ed in maniera autonoma, sarebbero potuti migliorare.
Un progetto dunque, in grado di fornire un programma di “assistenza politica” su larga scala, a paesi che non hanno quasi mai cooperato, mediante una piccola, ma curatissima “scusa sanitaria”.
Io, Nadia e tutti gli altri nostri colleghi, siamo dunque consapevoli, o meglio, ci auguriamo, che il bypass aortocoronarico, o la sostituzione valvolare che eseguiamo ogni giorno, non stiano cambiando la vita di un solo paziente, ma contribuiscano a salvare, o perlomeno a migliorare, l’esistenza di milioni di sudanesi e dei loro confinanti, del tutto (e forse per sempre) ignari dell’esistenza di un Salam Center.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Nadia, sono Margy, ex nurse ICU, fino a gennaio scorso, e tra i blogmaniaci girava voce anke del tuo blog, così eccomi qua a trovarti!il personaggio in jalabya (anke lui ex compagno di avventura9 mi fa troppo tenerezza!!) Naturalmente io sto vivendo le emozioni del dopo-Sudan, sono forti e alternate nell'intensità, nel rivedere poi le foto e sentir le tue, è un rituffo...non come al German Club!!Ok cara buon proseguimento, ti lascio il link anke del mio blog, i racconti del Sudan arrivano fino a gennaio, poi c'è una moria, ma mi fa piacere se vieni a "trovarmi"!ciao e ..saluta tutti quelli che conosco oltrekè le sisters!
Margy

Anonimo ha detto...

ooops
www.margherappy.splinder.com

Anonimo ha detto...

Bella la premessa del lascio la parola ad uno dei miei compagni di viaggio! Non uno a caso, aggiungo io, ma il secondo della foto, quello che tutte le amiche giudicano uno dei più carini.. An vedi cosa mi combina la sister! Comunque, complimenti a Paolo, non solo per la foto, ma anche per le parole sul blog di Nadia, chiare e immediate ma soprattutto con un senso in più che serve a far capire a chi è a casa uno dei tanti perchè... Salam, sempre!

chicca ha detto...

non so bene perchè... o forse sì... ma le lacrime stanno lasciando tracce sul mio viso...
Ti abbraccio forte, forte, forte!!!!
Un abbraccio anche a Paolo...

GRAZIE!!
Sempre nei mie pensieri
besos Chicca

Anonimo ha detto...

manca il numero di cellulare sulla foto paolo!

=)

ma!nu

IgorB ha detto...

le valvole artificiali... che storia quando studiavo biomacchine! Per un po' ho pensato anche io di potre fare l'ingegnere biomedico, purtroppo poi ho dovuto fare i conti con l'Italia... Avanti così voi che potete!